Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano
Storia, Flora e Fauna
Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano
Storia, Flora e Fauna
La Storia del Parco
Il Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano, per grandezza il terzo dei parchi regionali del Lazio, venne istituito il 25 novembre 1999 con legge regionale n. 36 con lo scopo di promuovere e proteggere le risorse naturali e culturali del territorio. Ne fanno parte i borghi di Anguillara Sabazia, Bassano Romano, Bracciano, Campagnano di Roma, Manziana, Monterosi, Oriolo Romano, Sutri, Trevignano Romano e una parte del XX Municipio di Roma.
Il Lago di Bracciano e il Lago di Martignano, da cui deriva il nome del parco, coprono circa un terzo della superficie totale dell’area protetta; la cintura di colline che circonda le sponde dei laghi arricchisce la varietà del paesaggio.
Il parco comprende il territorio di antichi vulcani, oggi nascosto sotto la fitta vegetazione e in parte modificato dagli agenti atmosferici e dall’azione dell’uomo. Si tratta di un territorio relativamente giovane dal punto di vista geologico, che coincide quasi per intero con l’area dei Monti Sabatini (Agro Sabatino). Il paesaggio dell’area è coperto da una vegetazione molto sviluppata, favorita dalla ricchezza di minerali di origine vulcanica del suolo, che è per questo particolarmente fertile.
La presenza dell’uomo nel territorio sabatino è attestata fin dal Paleolitico (circa 1,5 milioni di anni fa); gli insediamenti erano favoriti dalla fertilità del suolo, dalla disponibilità di acqua e dalla presenza di molti animali, nonostante le frequenti eruzioni vulcaniche.
INFORMAZIONI UTILI
- Indirizzo: Via A. Saffi 4/A
- Telefono: 06.99806261-62
- Fax: 06.99806268
-
Come Arrivare:
In aereo: Arrivo negli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, poi seguire le informazioni seguenti
In treno: Prendere la Linea ferroviaria FR3 Roma-Viterbo
In auto:
– Da Roma: prendere la S.S.2 Cassia o la S.S.1 Aurelia o l’autostrada Roma-Civitavecchia e seguire le indicazioni secondo le destinazioni.
– Da Viterbo: prendere la S.S.2 Cassia fino alla S.S.493 Braccianese-Claudia e seguire le indicazioni per i centri del parco.
Cosa Fare nel Parco
Il visitatore può usufruire di molteplici attività sportive atte a soddisfare i più disparati interessi; in particolare sono presenti associazioni veliche nei comuni di Aguillara, Bracciano e Trevignano e centri ippici nelle località di: Anguillara, Bracciano, Trevignano, Campagnano, Monterosi e Manziana. Si può inoltre trascorrere giornate all’insegna del divertimento e del relax percorrendo una moltitudine di sentieri presenti nel parco, dai più semplici per i meno esperti ai più difficili per coloro che cercano qualcosa di più impegnativo.
Cosa Vedere nel Parco
Bosco di Santo Celso
Bracciano
Faggeta di Monte Raschio
Oriolo Romano
Bosco Macchia Grande
Manziana
Monumento Naturale della Caldara
Manziana
Cascate di Monte Gelato
Mazzano Romano
Cascate di Castel Giuliano
Bracciano
Lago di Bracciano
Anguillara Sabazia – Bracciano – Trevignano Romano
La Flora
La vegetazione del Parco è stata fortemente influenzata dalla presenza dei vulcani e dalle caratteristiche climatiche che hanno determinato la formazione di diversi tipi di boschi.
Nonostante le colline che circondano i laghi di Bracciano e Martignano abbiano un dislivello di poche centinaia di metri (da 160 a 610 m s.l.m.), vi si trova una ricca varietà di vegetazione. Oltre alla macchia mediterranea, caratteristica delle quote più basse, si incontrano anche faggete, cerrete e castagneti, di solito presenti a quote più alte. I boschi, che occupano più del 30% dell’intera superficie del parco, sono per la maggior parte di castagni e di cerri. La macchia mediterranea si trova raramente: nonostante le quote poco elevate e le esposizioni assolate di molti versanti, infatti, il clima umido e piovoso e la fertilità dei suoli vulcanici favoriscono altre tipologie di boschi.
Su pendii molto ripidi e spesso anche rocciosi, è presente la specie sempreverde del leccio, che contribuisce al suggestivo scenario sulle rive dei laghi, in particolare nei mesi più freddi, quando la sua tipica colorazione verde scuro contrasta con i boschi circostanti di caducifogli (alberi che in autunno perdono le foglie).
Le aree occupate dalla lecceta sono probabilmente meno estese che in passato a causa dell’attività umana che, con i continui tagli del bosco, le cosiddette “ceduazioni”, e i ripetuti incendi, ha favorito la crescita di piante eliofile, che necessitano di un’esposizione diretta alla luce solare e hanno una crescita più rapida. In questo tipo di ambienti gli arbusti (piante legnose la cui altezza non supera in genere i 5 metri) e le erbacce (piante passe con fusto verde e non legnoso) sono quasi del tutto assenti o limitate a qualche arbusto di alloro o di viburno.
I boschetti di leccio sono inframezzati da piccoli gruppi di alberi caducifogli, come la roverella, il carpino nero, l’orniello, l’olmo e il bagolaro.
Non mancano però aree con fitta boscaglia di prugnoli, biancospini cornioli e ginestre dei carbonai, che in primavera le fioriture della ginestra comune colorano di giallo intenso.
Il cerro, la quercia più diffusa nella zona, rappresenta la specie principale dei boschi cedui che fanno da sfondo alle sponde settentrionali e occidentali del Lago di Bracciano.
Le cerrete presentano una varietà molto ricca di arbusti ed erbe. In particolare, nelle cerrete di Rocca Romana (Trevignano Romano), sono presenti diverse specie poco comuni o protette nel Lazio com eil carice, il giglio rosso, il lilioasfodelo maggiore e alcuni tipi di orchidee come la elleborina e la platantera verdastra.
Nella zona nord-ovest nel parco predomina il castagno, la specie tipica del paesaggio vulcanico dell’area: si può vedere molti castagni nelle colline tra Bracciano, Trevignano, Bassano Romano e a nord di Rocca Romana, nel comune di Sutri.
Le caratteristiche del legno lo rendono particolarmente adatto per fabbricare mobili, doghe per botti, pali per recinzioni e travi.
Nel sottobosco, cioè la zona particolarmente umida e con poca luce che si sviluppa all’ombra degli alberi, si può trovare qualche pianta di anemone appenninica, di mercorella bastarda, festuca dei boschi. Nelle aree periferiche puoi vedere la ginestra ghiandolosa, il citiso trifloro e la ginestra dei carbonai.
La Fauna
Grazie alla presenza di ambienti diversi che vanno dalle zone umide ai boschi, ai pascoli, alle zone coltivate, vivono nel parco molti tipi di animali, a seconda dell’habitat e, nel caso degli uccelli migratori, anche a seconda delle stagioni. I Laghi di Bracciano e di Martignano rappresentano per gli uccelli acquatici un’importante area dove passare l’inverno: protetti dal divieto di caccia si rifugiano nei boschi, nelle radure e negli ambienti umidi del parco, che forniscono loro riparo e cibo.
II territorio dell’area protetta rappresenta la seconda zona umida nel Lazio, dopo il Parco Nazionale del Circeo, per quantità di ucceIIi acquatici svernanti; sono state infatti individuate 162 specie di uccelli, 79 delle quali si stabiliscono in questa zona e fanno il nido, con una presenza di circa diecimila ucceIIi ogni anno.
Gli uccelli acquatici si distribuiscono in base alla profondità dell’acqua, dove cercano il cibo. Le anatre di superficie frequentano le acque più basse, fino a poco più di mezzo metro di profondità, dove si immergono con la sola metà anteriore del corpo per nutrirsi della vegetazione che si trova sul fondo, oltre che di piccoli invertebrati acquatici. Tra queste puoi vedere il fischione, che “pascola” in grossi gruppi sui prati del Lago di Martignano, il germano reale, la canapiglia, l’alzavola, la più piccola tra le anatre europee, e il mestolone. Con un pò di fortuna puoi osservare anche il codone e la marzaiola.
Nei Laghi di Bracciano e Martignano vive il fistione turco, una rara anatra tuffatrice orientale poco presente in Italia. È diffusa specialmente nella zona del Lago di Martignano con un numero di esemplari tra i maggiori a livello nazionale. Tra le specie rare osservate negli ultimi anni ci sono anche la moretta tabaccata e la strolaga mezzana.
Fanno il nido nell’area del parco la folaga e lo svasso maggiore, mentre l’airone cenerino e la garzetta, nonostante si possano avvistare in quasi tutti i periodi dell’anno (soprattutto alle “Pantane” di Trevignano), non sono nidificanti.
sono presenti anche molte specie tipiche del canneto e delle zone di riva o di sponda, tra cui le più importanti sono il tarabusino e il cannareccione.
Durante la primavera, nel cosiddetto “periodo di passo migratorio” è possibile osservare sulla riva dei laghi piccoli trampolieri dal buffo nome di “piro piro”, così chiamati per via del loro verso.
Durante l’inverno le rive dei laghi ospitano numerose specie di rapaci, anche se non nidificanti: il falco di palude, le albanelle ed eccezionalmente il falco pescatore. Importante è la presenza del nibbio bruno, che invece nidifica nel parco. Questo rapace si adatta a quasi tutti gli ambienti perché si nutre di qualsiasi cibo di origine animale come anfibi, rettili, uccelli, piccoli mammiferi, insetti e pesci, che caccia durante il periodo estivo. Con molta attenzione si può vedere abbastanza facilmente il gheppio e la poiana, uccelli nidificanti.
L’allocco è il più comune fra i rapaci notturni che abitano i boschi del parco: in genere costruisce il suo nido nelle cavità degli alberi o tra le rocce e si ciba di piccole prede come roditori e uccelli. Nelle zone agricole si possono ancora vedere la civetta e il barbagianni, inconfondibile per le piume bianche sul davanti e dorate sul dorso e per la parte anteriore della testa a forma di cuore. Entrambi costruiscono il loro nido all’interno di edifici o vecchi ruderi.
La piccola civetta, come del resto la gran parte dei rapaci notturni, il cui canto è da sempre stato considerato presagio di sventura, era invece considerata dai greci simbolo di sapienza ed era sacra alla dea Atena (come ricorda il suo nome scientifico, Athene noctua).
I boschi ospitano numerose altre specie di uccelli, grazie anche all’abbondanza di insetti e larve che ne costituiscono il cibo: da ricordare il picchio rosso maggiore, il picchio rosso minore e il picchio verde, che si avventura anche oltre i confini del bosco. La presenza del picchio è molto importante perché, dopo aver scavato nei tronchi il suo nido, spesso Io abbandona, offrendo così rifugio ad altri abitanti del bosco.
Da segnalare anche Io sparviero, l’upupa e il rigogolo, specie incluse nelle liste delle specie in via d’estinzione o, comunque, in forte decremento nell’area europea.
La presenza di mammiferi è particolarmente significativa: abitano nel parco il gatto selvatico e la lepre italica, diversa dalla più comune lepre europea.
Altre specie presenti nei boschi del parco sono il ghiro, il topo quercino, il moscardino, la martora, la puzzola dall’odore sgradevole; lo scoiattolo, l’istrice e il tasso. Il tasso si nutre di bacche, frutti, invertebrati, piccoli mammiferi e uccelli e ricava la sua tana, che divide spesso con volpi e istrici, scavando profonde buche e tunnel nel sottosuolo.
Non è facile avvistare questi animali, le cui specie sono fortemente minacciate, in Europa, dal taglio eccessivo dei boschi, che riduce disponibilità di rifugi e dl cibo.
Molto più comuni sono la volpe, la donnola, la faina e il riccio, animale che vive la sua vita di sera e di notte e che riesce ad adattarsi in ambienti naturali diversi, purché ci sia abbondanza di cibo. In alcune zone vicine al parco, nell’area dei Monti della Tolfa, è stata segnalata la presenza di lupi.
Tra i mammiferi ungulati, cioè provvisti di unghie (intese come zoccoli) è molto diffuso il cinghiale: passeggiando per il parco è piuttosto comune incontrarne dei branchi. Si tratta di una specie di cinghiali di origine centroeuropea, introdotta per la caccia diversi anni fa (prima dell’istituzione del parco) perché gli esemplari erano più grossi e prolifici
Negli anni questa specie ha sostituito il cinghiale maremmano originario. Con molta fortuna si possono vedere anche daini e mufloni, provenienti dalle riserve di caccia attive prima del parco.
Vivono nel parco molte specie di anfibi. Tra di essi: la salamandrina dagli occhiali, tipica dei boschi umidi con ruscelli e bacini d’acqua puliti; il tritone crestato, i cui giovani presentano una caratteristica riga gialla lungo il dorso, che nel maschio adulto diventa una cresta dentellata; la rana italica tipica dell’Italia appenninica, molto sensibile all’inquinamento delle acque: la sua presenza indica infatti l’elevata qualità ambientale.
Molti i rettili come il biacco, i colubri e le testuggini comuni. Alcune dl queste specie, come la salamandrina dagli occhiali e il tritone crestato italiano, alcuni tipi di testuggine e il cervone, sono segnalate dall’Unione Europea come specie di interesse.
L’uomo ha condizionato e modificato l’ambiente originario dei pesci dei Laghi di Bracciano e Martignano introducendo in tempi più o meno recenti nuove specie per incrementare la pesca. Il coregone, per esempio, proviene dai laghi alpini svizzeri mentre il persico sole, il persico trota e la gambusia sono di origine extraeuropea.
Sono inoltre presenti specie quali il persico reale, il luccio, la cagnetta, specie non molto pregiate, ma di fondamentale importanza per gli equilibri delle popolazioni ittiche (dei pesci) del lago, in quanto presenti nella dieta delle specie predatrici. Si segnalano inoltre specie come il persico trota, originario del Nord America, che è stato introdotto per la pesca e ha una discreta importanza per l’economia locale.
Il latterino è presente in grande quantità, ma è intensamente pescato, cosi come l’anguilla, molto pregiata grazie alla buona qualità delle acque del Lago di Bracciano. Poiché le anguille si riproducono solo in mare è necessario, di tanto in tanto, introdurre giovani anguille nel lago in modo da sostenere le attività di pesca.
Da segnalare la presenza nel fiume Arrone del ghiozzo di ruscello, buon indicatore della qualità delle acque.
La Storia del Parco
Il Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano, per grandezza il terzo dei parchi regionali del Lazio, venne istituito il 25 novembre 1999 con legge regionale n. 36 con lo scopo di promuovere e proteggere le risorse naturali e culturali del territorio. Ne fanno parte i borghi di Anguillara Sabazia, Bassano Romano, Bracciano, Campagnano di Roma, Manziana, Monterosi, Oriolo Romano, Sutri, Trevignano Romano e una parte del XX Municipio di Roma.
Il Lago di Bracciano e il Lago di Martignano, da cui deriva il nome del parco, coprono circa un terzo della superficie totale dell’area protetta; la cintura di colline che circonda le sponde dei laghi arricchisce la varietà del paesaggio.
Il parco comprende il territorio di antichi vulcani, oggi nascosto sotto la fitta vegetazione e in parte modificato dagli agenti atmosferici e dall’azione dell’uomo. Si tratta di un territorio relativamente giovane dal punto di vista geologico, che coincide quasi per intero con l’area dei Monti Sabatini (Agro Sabatino). Il paesaggio dell’area è coperto da una vegetazione molto sviluppata, favorita dalla ricchezza di minerali di origine vulcanica del suolo, che è per questo particolarmente fertile.
La presenza dell’uomo nel territorio sabatino è attestata fin dal Paleolitico (circa 1,5 milioni di anni fa); gli insediamenti erano favoriti dalla fertilità del suolo, dalla disponibilità di acqua e dalla presenza di molti animali, nonostante le frequenti eruzioni vulcaniche.
INFORMAZIONI UTILI
- Indirizzo: Via A. Saffi 4/A
- Telefono: 06.99806261-62
- Fax: 06.99806268
-
Come Arrivare:
In aereo: Arrivo negli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, poi seguire le informazioni seguenti
In treno: Prendere la Linea ferroviaria FR3 Roma-Viterbo
In auto:
– Da Roma: prendere la S.S.2 Cassia o la S.S.1 Aurelia o l’autostrada Roma-Civitavecchia e seguire le indicazioni secondo le destinazioni.
– Da Viterbo: prendere la S.S.2 Cassia fino alla S.S.493 Braccianese-Claudia e seguire le indicazioni per i centri del parco.
Cosa Fare nel Parco
Il visitatore può usufruire di molteplici attività sportive atte a soddisfare i più disparati interessi; in particolare sono presenti associazioni veliche nei comuni di Aguillara, Bracciano e Trevignano e centri ippici nelle località di: Anguillara, Bracciano, Trevignano, Campagnano, Monterosi e Manziana. Si può inoltre trascorrere giornate all’insegna del divertimento e del relax percorrendo una moltitudine di sentieri presenti nel parco, dai più semplici per i meno esperti ai più difficili per coloro che cercano qualcosa di più impegnativo.
Cosa Vedere nel Parco
Bosco di Santo Celso
Bracciano
Faggeta di Monte Raschio
Oriolo Romano
Bosco Macchia Grande
Manziana
Monumento Naturale della Caldara
Manziana
Cascate di Monte Gelato
Mazzano Romano
Cascate di Castel Giuliano
Bracciano
La Flora
La vegetazione del Parco è stata fortemente influenzata dalla presenza dei vulcani e dalle caratteristiche climatiche che hanno determinato la formazione di diversi tipi di boschi.
Nonostante le colline che circondano i laghi di Bracciano e Martignano abbiano un dislivello di poche centinaia di metri (da 160 a 610 m s.l.m.), vi si trova una ricca varietà di vegetazione. Oltre alla macchia mediterranea, caratteristica delle quote più basse, si incontrano anche faggete, cerrete e castagneti, di solito presenti a quote più alte. I boschi, che occupano più del 30% dell’intera superficie del parco, sono per la maggior parte di castagni e di cerri. La macchia mediterranea si trova raramente: nonostante le quote poco elevate e le esposizioni assolate di molti versanti, infatti, il clima umido e piovoso e la fertilità dei suoli vulcanici favoriscono altre tipologie di boschi.
Su pendii molto ripidi e spesso anche rocciosi, è presente la specie sempreverde del leccio, che contribuisce al suggestivo scenario sulle rive dei laghi, in particolare nei mesi più freddi, quando la sua tipica colorazione verde scuro contrasta con i boschi circostanti di caducifogli (alberi che in autunno perdono le foglie).
Le aree occupate dalla lecceta sono probabilmente meno estese che in passato a causa dell’attività umana che, con i continui tagli del bosco, le cosiddette “ceduazioni”, e i ripetuti incendi, ha favorito la crescita di piante eliofile, che necessitano di un’esposizione diretta alla luce solare e hanno una crescita più rapida. In questo tipo di ambienti gli arbusti (piante legnose la cui altezza non supera in genere i 5 metri) e le erbacce (piante passe con fusto verde e non legnoso) sono quasi del tutto assenti o limitate a qualche arbusto di alloro o di viburno.
I boschetti di leccio sono inframezzati da piccoli gruppi di alberi caducifogli, come la roverella, il carpino nero, l’orniello, l’olmo e il bagolaro.
Non mancano però aree con fitta boscaglia di prugnoli, biancospini cornioli e ginestre dei carbonai, che in primavera le fioriture della ginestra comune colorano di giallo intenso.
Il cerro, la quercia più diffusa nella zona, rappresenta la specie principale dei boschi cedui che fanno da sfondo alle sponde settentrionali e occidentali del Lago di Bracciano.
Le cerrete presentano una varietà molto ricca di arbusti ed erbe. In particolare, nelle cerrete di Rocca Romana (Trevignano Romano), sono presenti diverse specie poco comuni o protette nel Lazio com eil carice, il giglio rosso, il lilioasfodelo maggiore e alcuni tipi di orchidee come la elleborina e la platantera verdastra.
Nella zona nord-ovest nel parco predomina il castagno, la specie tipica del paesaggio vulcanico dell’area: si può vedere molti castagni nelle colline tra Bracciano, Trevignano, Bassano Romano e a nord di Rocca Romana, nel comune di Sutri.
Le caratteristiche del legno lo rendono particolarmente adatto per fabbricare mobili, doghe per botti, pali per recinzioni e travi.
Nel sottobosco, cioè la zona particolarmente umida e con poca luce che si sviluppa all’ombra degli alberi, si può trovare qualche pianta di anemone appenninica, di mercorella bastarda, festuca dei boschi. Nelle aree periferiche puoi vedere la ginestra ghiandolosa, il citiso trifloro e la ginestra dei carbonai.
La Fauna
Grazie alla presenza di ambienti diversi che vanno dalle zone umide ai boschi, ai pascoli, alle zone coltivate, vivono nel parco molti tipi di animali, a seconda dell’habitat e, nel caso degli uccelli migratori, anche a seconda delle stagioni. I Laghi di Bracciano e di Martignano rappresentano per gli uccelli acquatici un’importante area dove passare l’inverno: protetti dal divieto di caccia si rifugiano nei boschi, nelle radure e negli ambienti umidi del parco, che forniscono loro riparo e cibo.
II territorio dell’area protetta rappresenta la seconda zona umida nel Lazio, dopo il Parco Nazionale del Circeo, per quantità di ucceIIi acquatici svernanti; sono state infatti individuate 162 specie di uccelli, 79 delle quali si stabiliscono in questa zona e fanno il nido, con una presenza di circa diecimila ucceIIi ogni anno.
Gli uccelli acquatici si distribuiscono in base alla profondità dell’acqua, dove cercano il cibo. Le anatre di superficie frequentano le acque più basse, fino a poco più di mezzo metro di profondità, dove si immergono con la sola metà anteriore del corpo per nutrirsi della vegetazione che si trova sul fondo, oltre che di piccoli invertebrati acquatici. Tra queste puoi vedere il fischione, che “pascola” in grossi gruppi sui prati del Lago di Martignano, il germano reale, la canapiglia, l’alzavola, la più piccola tra le anatre europee, e il mestolone. Con un pò di fortuna puoi osservare anche il codone e la marzaiola.
Nei Laghi di Bracciano e Martignano vive il fistione turco, una rara anatra tuffatrice orientale poco presente in Italia. È diffusa specialmente nella zona del Lago di Martignano con un numero di esemplari tra i maggiori a livello nazionale. Tra le specie rare osservate negli ultimi anni ci sono anche la moretta tabaccata e la strolaga mezzana.
Fanno il nido nell’area del parco la folaga e lo svasso maggiore, mentre l’airone cenerino e la garzetta, nonostante si possano avvistare in quasi tutti i periodi dell’anno (soprattutto alle “Pantane” di Trevignano), non sono nidificanti.
sono presenti anche molte specie tipiche del canneto e delle zone di riva o di sponda, tra cui le più importanti sono il tarabusino e il cannareccione.
Durante la primavera, nel cosiddetto “periodo di passo migratorio” è possibile osservare sulla riva dei laghi piccoli trampolieri dal buffo nome di “piro piro”, così chiamati per via del loro verso.
Durante l’inverno le rive dei laghi ospitano numerose specie di rapaci, anche se non nidificanti: il falco di palude, le albanelle ed eccezionalmente il falco pescatore. Importante è la presenza del nibbio bruno, che invece nidifica nel parco. Questo rapace si adatta a quasi tutti gli ambienti perché si nutre di qualsiasi cibo di origine animale come anfibi, rettili, uccelli, piccoli mammiferi, insetti e pesci, che caccia durante il periodo estivo. Con molta attenzione si può vedere abbastanza facilmente il gheppio e la poiana, uccelli nidificanti.
L’allocco è il più comune fra i rapaci notturni che abitano i boschi del parco: in genere costruisce il suo nido nelle cavità degli alberi o tra le rocce e si ciba di piccole prede come roditori e uccelli. Nelle zone agricole si possono ancora vedere la civetta e il barbagianni, inconfondibile per le piume bianche sul davanti e dorate sul dorso e per la parte anteriore della testa a forma di cuore. Entrambi costruiscono il loro nido all’interno di edifici o vecchi ruderi.
La piccola civetta, come del resto la gran parte dei rapaci notturni, il cui canto è da sempre stato considerato presagio di sventura, era invece considerata dai greci simbolo di sapienza ed era sacra alla dea Atena (come ricorda il suo nome scientifico, Athene noctua).
I boschi ospitano numerose altre specie di uccelli, grazie anche all’abbondanza di insetti e larve che ne costituiscono il cibo: da ricordare il picchio rosso maggiore, il picchio rosso minore e il picchio verde, che si avventura anche oltre i confini del bosco. La presenza del picchio è molto importante perché, dopo aver scavato nei tronchi il suo nido, spesso Io abbandona, offrendo così rifugio ad altri abitanti del bosco.
Da segnalare anche Io sparviero, l’upupa e il rigogolo, specie incluse nelle liste delle specie in via d’estinzione o, comunque, in forte decremento nell’area europea.
La presenza di mammiferi è particolarmente significativa: abitano nel parco il gatto selvatico e la lepre italica, diversa dalla più comune lepre europea.
Altre specie presenti nei boschi del parco sono il ghiro, il topo quercino, il moscardino, la martora, la puzzola dall’odore sgradevole; lo scoiattolo, l’istrice e il tasso. Il tasso si nutre di bacche, frutti, invertebrati, piccoli mammiferi e uccelli e ricava la sua tana, che divide spesso con volpi e istrici, scavando profonde buche e tunnel nel sottosuolo.
Non è facile avvistare questi animali, le cui specie sono fortemente minacciate, in Europa, dal taglio eccessivo dei boschi, che riduce disponibilità di rifugi e dl cibo.
Molto più comuni sono la volpe, la donnola, la faina e il riccio, animale che vive la sua vita di sera e di notte e che riesce ad adattarsi in ambienti naturali diversi, purché ci sia abbondanza di cibo. In alcune zone vicine al parco, nell’area dei Monti della Tolfa, è stata segnalata la presenza di lupi.
Tra i mammiferi ungulati, cioè provvisti di unghie (intese come zoccoli) è molto diffuso il cinghiale: passeggiando per il parco è piuttosto comune incontrarne dei branchi. Si tratta di una specie di cinghiali di origine centroeuropea, introdotta per la caccia diversi anni fa (prima dell’istituzione del parco) perché gli esemplari erano più grossi e prolifici
Negli anni questa specie ha sostituito il cinghiale maremmano originario. Con molta fortuna si possono vedere anche daini e mufloni, provenienti dalle riserve di caccia attive prima del parco.
Vivono nel parco molte specie di anfibi. Tra di essi: la salamandrina dagli occhiali, tipica dei boschi umidi con ruscelli e bacini d’acqua puliti; il tritone crestato, i cui giovani presentano una caratteristica riga gialla lungo il dorso, che nel maschio adulto diventa una cresta dentellata; la rana italica tipica dell’Italia appenninica, molto sensibile all’inquinamento delle acque: la sua presenza indica infatti l’elevata qualità ambientale.
Molti i rettili come il biacco, i colubri e le testuggini comuni. Alcune dl queste specie, come la salamandrina dagli occhiali e il tritone crestato italiano, alcuni tipi di testuggine e il cervone, sono segnalate dall’Unione Europea come specie di interesse.
L’uomo ha condizionato e modificato l’ambiente originario dei pesci dei Laghi di Bracciano e Martignano introducendo in tempi più o meno recenti nuove specie per incrementare la pesca. Il coregone, per esempio, proviene dai laghi alpini svizzeri mentre il persico sole, il persico trota e la gambusia sono di origine extraeuropea.
Sono inoltre presenti specie quali il persico reale, il luccio, la cagnetta, specie non molto pregiate, ma di fondamentale importanza per gli equilibri delle popolazioni ittiche (dei pesci) del lago, in quanto presenti nella dieta delle specie predatrici. Si segnalano inoltre specie come il persico trota, originario del Nord America, che è stato introdotto per la pesca e ha una discreta importanza per l’economia locale.
Il latterino è presente in grande quantità, ma è intensamente pescato, cosi come l’anguilla, molto pregiata grazie alla buona qualità delle acque del Lago di Bracciano. Poiché le anguille si riproducono solo in mare è necessario, di tanto in tanto, introdurre giovani anguille nel lago in modo da sostenere le attività di pesca.
Da segnalare la presenza nel fiume Arrone del ghiozzo di ruscello, buon indicatore della qualità delle acque.